X. 15 ottobre

Matilde Buzzoni

There is no revolution only reaction – 24h lonely people 

Ieri non ho inviato il tractatus che ho provato a scrivere oggi ma che è rimasto scritto e incompiuto nella chat senza essere inviato fino ad ora. Lo riporto qui di seguito:

“14/10/21

La gratuità non esiste.

Parto da Ferrara con umore tremendo. Cose per cui avrei bisogno di sfogarmi e da dimenticare.
In teatro oggi sento che sono nella mia dimensione. Giorno di spettacolo senza andare in scena. So cosa devo fare, sa di sicurezza e di organizzazione. La calma finalmente.
Accade, e col pubblico è bellissimo.
Post spettacolo in famiglia, una bottiglia in meno, danze al freddo sui colli,”

Ho dormito con le lenzuola messe a casaccio al buio in un letto a castello traballante con una scaletta troppo bassa per riuscire a salire agilmente. Non avevo il cuscino, ho dormito su una borsa di vestiti puliti portati la sera di spettacolo dalla mamma di Emma. Credo di aver russato comunque. Scusa Davide, scusa Emma.

Per scendere quasi mi ribalto e miracolosamente non cado nè mi faccio male (come è stato possibile?!). Da quella discesa sgangherata seguono una serie di gradini presi male per tutta la giornata: il gradino fuori dalla stanza, le scale dell’appartamento, il marciapiede dal quale per poco non cado faccia a terra davanti alla banca in cui Carmine ha prelevato, il gradino (è stato lì?) sull’uscio della porta laterale del teatro. Inciampo perché oggi esco dalla serra in cui ho vissuto in questi 8 giorni. Non so che è successo nel mondo.

La bolla che accompagna un imminente debutto. L’ho già vissuto ma non in questa posizione e non a questi livelli. Prendo appunti mentalmente che elaborerò poi. 

Ho sonno e bevuto poca acqua e tutto mi sembra un’unica cosa. La discesa nel parco. La spesa e i bollini della Coop. Tea che fa la magia delle chiavette USB. Cira e la meraviglia dei teatri di Bologna. I feedback. Manifesto è un diorama. 50 km per tornare. Playlist. Compiti per casa a breve scadenza. Confusione. Soddisfazione. Grazie.

Ultimo tractatus un po’ caotico. 
Va così
Perché non è una fine

Teodora Grano:

764. Essere insonni nel sonno e perfettamente addormentati nella veglia è il nuovo paradigma circadiano.

Oggi ho una domanda. È possibile soffrire d’insonnia nel sonno? È possibile dormire restando svegli? 

Credo che la risposta sia sì. 

Mi sveglio, quindi ho dormito, ma mi sveglio come se non avessi dormito. Mi sveglio ma non riesco a svegliarmi. Le mie ore diurne non somigliano allo stato di veglia, somigliano allo stato più profondo del sonno, una strana accettazione della realtà senza interazione, senza interferenza. Le immagini e gli eventi mi piovono addosso e io li guardo. Di queste giornate io non ricordo nulla eppure sono lì. Viva. A farle. Non so come sia possibile. 

La giornata trascorre così per intero con questa sensazione. 

Ogni giorno mentre cammino scendendo dalla Montagnola per andare a teatro mi fermo a guardare i ciclamini spontanei nelle parti ombrose del parco. Ogni giorno penso che siano così innaturali. Questo colore lilla quasi fluorescente in mezzo al verde. Non ha senso. Hanno qualcosa di profondamente fuori luogo. Come se non dovessero essere lì. Alieni dichiarati.

Arrivo in teatro. Metto a posto il caos che ci siamo lasciati dietro ieri sera dopo l’anteprima. Facciamo una riunione seduti a terra nella piazza deserta fuori il teatro. Le ombre proiettate dagli alberi ci braccano, ci costringono a spostarci più in là, al sole. Proviamo le transizioni luminose della intro del manifesto, la transizione che adesso si chiamano la risacca. Francesca conta a voce alta 4, 5, 6, 7, 8, come se stesse tenendo il tempo di una coreografia per i fari. 

Oggi mi sono ricordata dell’ultimo giorno della prima residenza a Ferrara quando abbiamo fatto il filato utopico di uno spettacolo che ancora non esisteva, in quella sala prove all’ultimo piano del Teatro Comunale. Il giardino di luci, torce, fari. Davide che traccia il profilo delle ombre sul muro. E lentamente le ombre si spostano e sul muro rimane quel disegno che rivela un movimento a malapena percettibile.

Il trucco non va via. Carmine ha le guance ancora completamente disegnate. È un rossetto a lunga durata. Sulla bocca va via molto facilmente ma evidentemente la pelle delle guance è molto ostinata nell’assorbire le cose.

Proviamo alcune soluzioni per gli applausi. Non funzionano. Mi dispiace. Mi sarebbe piaciuto che avessero funzionato quegli strani applausi a cui reagiscono solo Filippo e Idra. 

Seduta sulle poltrone al buio guardo il palco e realizzo che non ho alcuna idea dello spettacolo. Non ho idea di cosa succeda. Di cosa si veda davvero da fuori. Quali immagini. Ci sono scene che non ho mai visto perché sono distesa ad occhi chiusi, o sotto un lenzuolo, o dietro le quinte e quindi vedo solo dei frame parziali. Penso alla assoluta parzialità del vedere. A quanto poco so di quello che faccio. Quanto poco vedo di quello che è visibile. Mi chiedo se è giusto così. Questa sensazione mi mette a disagio. Mi sento spaesata.

Mi giro sulla poltrona della platea e sento tutta la fascia laterale bloccata. Ho il corpo di pietra oggi. La schiena è come il letto di un fiume prosciugato o come un ex eruzione vulcanica di alcune ere geologiche fa. Mi sembra impossibile riuscire a danzare anche solo a piegare le gambe o la schiena. Quindi decido che l’unico modo che ho per scaldarmi è danzare e basta. Senza preparazione. Senza riscaldamento. 

Proviamo il fight. Io metto su della musica che non ho in playlist. Metto Jubilee street di Nick Cave, Smells like teen Spirit nella versione di Patti Smith e Is this desire di PJ Harvey. Penso a N. Alla prima volta in cui l’ho vista. Eravamo a Bratislava a lavorare in questo progetto che non starò a spiegare. Finite le prove io e lei restavamo in sala. Lei danzava fino a sfinirsi. Io la guardavo. Ancora non sapevo che sarebbe diventata la mia migliore amica. Successe una settimana dopo. L’ultimo giorno di residenza. Ricordo solo che guardarla danzare in quella sala vuota è uno dei ricordi più forti che ho, un solco scavato con una chiave su un pezzo di ferro.

C’è il pezzo in cui Nick Cave in Higgs Boston blues dice “can’t remember anything at all but I’m driving my car down to Geneva.” “Can’t remember anything at all” ripeto dentro di me mentre resto immobile nel fight. Ho una foto del cielo tra l’aeroporto e Geneva, fatta in un viaggio in macchina. Andando al matrimonio di N. A volte Emma mi ricorda N. Il modo di camminare. Qualcosa di sbagliato tra la caviglia e il quadricipite che fa una piega strana. 

Questi giorni penso soprattutto alla lista molto lunga di nomi di persone che mi mancano molto. 

Ieri nel fight ho avuto di nuovo la sensazione che qualcosa di brutto stesse succedendo al braccio. Sempre lo stesso. Il destro. È la sensazione di una torsione estrema del dentro. Uno strozzo. Il sangue smette di circolare. I pensieri che ho avuto sono stati trombo, aneurisma, ictus. Tutte cose catastrofiche. Quindi ho lasciato il fight con l’amaro in bocca. 

Aggiungo una nota: l’immobilità è una delle mie danze preferite. Il corpo è in uno stato di danza assoluto. Dentro succedono eclissi, esplosioni, terremoti. Fuori arriva l’1% dell’universo che si sta creando.  L’aria è libera di fare delle scelte nell’infilarsi tra gli organi, tra i tessuti molli. A volte sembra di arrivare fino alle pareti delle arterie. Ma quello che veramente senti sono i tuoi pensieri. Messi in fila. Uno per uno. Chiarissimi. Rivelatori. Spietati.

Simone Arganini

Such a perfect day

Oggi era la giornata dopo il quasi debutto di ieri. Giornata di rilascio. Abbiamo rivisto la scena di danza pre-freeze con le luci migliorate. L’ho vista da fuori ed è proprio bella.

Stasera c’è stata una congiunzione per cui ho ricevuto due brutte e simili telefonate. Sono piuttosto abbattuto.
La cosa più buona di oggi è stato il gelato che ha preso Fra. Sul gelato nulla da dire. 
Il freeze fight, neo Manifesto Cannibale, lascia il segno, infatti oggi ho il collo contratto. 
Ho visto del prosciutto nella busta della spesa ed ho un sacco di voglia di mangiarlo. Forse sarebbe ancora meglio del gelato. 

Oggi non ho messo la sveglia perché avevamo mattina di riposo. Risultato: mi sono svegliato alle 11.53 e alzato dal letto alle 12.11. Non male. 

Mi strofino gli occhi e scompaio nel confort del letto. L’unico che non tradisce mai.

Bravo letto.

Emma Saba

Danzare è troppo importante per essere stanchi di danzare.

Sento cadere qualcosa. La polvere di maizena scende sul palco. Emma, respira lentamente. Arriva, appoggiati nel tuo corpo, nella tua posizione, stai. Ma soprattutto respira lentamente molto lentamente perché se ti dovesse venire da tossire non sarebbe buona cosa. È successo in un filato durante il freeze di karma. Mi sono quasi autostrozzata per evitare di tossire, poi ho tossito mentre mi toglievo la maglietta. Era solo una prova per le ombre e poi ho capito che tutt3 l3 altr3 tenevano gli occhi aperti. Quel momento in cui sento le goccioline di sudore sul viso. Potrebbero essere formichine ma non credo che in teatro ce ne siano. Ieri sul viso tantissime. E io non sudo quasi mai. O poco insomma. Ma era come se, con la precisione irregolare di un’improvvisazione, i pori della mia pelle decidessero, SPLAF, di espellere una pallina d’acqua. Sudare e piangere sono dei fenomeni incredibili se ci penso su. Questa acqua salata come quella del mare che cola dal corpo come cera sciolta dalle candele. Deglutire non è scontato. Non si potrebbe ma a volte lo faccio perché non so proprio come fare. Angelo dice che non bisognerebbe sbavare soprattutto non dopo 5 minuti dallo sparo. Eh. È proprio il momento in cui vorrei sbavare, dopo 5 minuti dall’esplosione. Tutta questa storia dei liquidi della bocca è complicatissima. Dovrei sviluppare MY OWN WATER & AIR / MOUTH & NOSE PROTOCOL. Se faremo questo spettacolo tante volte lo farò. Ieri era il mio primo freeze fight in pubblico. La prima volta in scena con Carmine, con Tea, con Simone.

Mi piace molto danzare. A volte mi stupisce quanto mi piaccia stare là e pensare a cosa potrebbe succedere continuando un movimento che pensavo stesse finendo. Se ne inizio uno con una parte ferma, se mi fermo e aspetto un attimo. Dove cade il mio peso se slaccio i muscoli delle caviglie. Cosa succede se non piego le ginocchia, o se immagino di spingere qualcuno. Ci sono talmente tanti movimenti. Che bello. 

Quando proviamo Manifesto penso che danzare sia troppo importante per sentirsi stanchi per danzare. 

Arrivare lentamente posarsi. 

Sentire cadere qualcosa.

Francesca Pennini

L’intuizione è la forma gassosa del pensiero. La creazione la forma liquida.

Godiamo della partita a The Mind in cui arriviamo all’ultimo livello.
Mi sembra di essere sempre l’ultima che va a dormire e la prima che si sveglia. Sono l’insonne.
Arrivo al letto lasciato sfatto sgattaiolando nella mattina e mi dico che avrei dovuto controllare la presenza di cimici prima che gli altri andassero a letto. 
Mi stendo palpando la forma della coperta e mi dico: questa è la sera che la trovo sul cuscino. Lo illumino con la torcia ed è proprio lì al centro, che cammina. 
La accompagnamo alla porta.
Simone ha appena iniziato a russare abbastanza forte… mi sembra la giusta vendetta per i nostri schiamazzi nerd. 
Mi dispiace averlo disturbato mentre dormiva, è apparso in cucina con il fascino stropicciato da cucciolo.
Nel sonno produciamo suoni che noi stessi non sentiamo… Solo nel sonno questo è possibile. 
Mia madre parlava nel sonno. Quei discorsi avevano il fascino del soprannaturale, della confessione, di una ridicola nudità. 

Continuo a ritroso: salendo a piedi la luna illuminava benissimo il sentiero ripido. Il sole alterna il giorno e la notte ma anche la luce della luna ha il suo ciclo di buio pesto e buio acceso… La zittiamo con i lampioni…
Mentre salivo pensavo alla registrazione che ho fatto stamani nel sentiero degli dei, a quanto si trasforma la foresta di notte. 
Parliamo forte per scacciare gli animali. 
Il nostro volume dice semplicemente: siamo qui, siamo umani, fuggite da noi. 
Ripenso al sogno di Vasco in cui dicevano che oggi sarebbe morto. 
Non importa che i sogni siano premonitori, il carattere di veggenza lo prendono comunque: non vivrai quei giorni allo stesso modo.
Oggi ho provato piacere e abbandono. 
Voglio affrontare così questo addormentamento. Una deportazione. 
Proverò ad innescarmi i sogni. 
Mi sembra che abbiano, abbiamo fatto un miracolo. 

Scriverò su ieri. Scriverò dopodomani.

Carmine Parise

Non avere una percezione totale non è un male

C’è quella strana allegria da stanchezza, quella poca concentrazione, insomma quella voglia un po’ di cazzeggiare.

Oggi non avevo molta voglia di danzare, ma alla fine quando abbiamo iniziato mi sono divertito. Mi sta dando molto gusto danzare negli ultimi giorni.

Oggi Mati è andata via! È stato bellissimo avere avuto il suo supporto in questi giorni. Lei è sempre sul pezzo, ti fidi e sai che puoi contare su di lei.
Spero tanto sia stata bene. 

Stamattina ho fatto la spesa con tanto amore per tutti, ma avevo pochissimo tempo e nella fretta ho dimenticato un sacco di cose, mannaggia.

Oggi ho ripensato un sacco di volte al naso illuminato di Alberto mentre ballavamo fuori dalla casetta ieri sera, ahahah che carico!

Vorrei che tutt fossero felici.

In questa residenza ho visto spesso gli umori variare nelle persone, ogni tanto un po’ di tristezza e mi è dispiaciuto tantissimo.
Vorrei che tutt stessero bene, ci tengo tanto a loro.
Che gruppo strano che siamo, ma davvero stupend.

Colpevoli starring “Sacripante battuto da Bradamante”, Illustrazione di Gustave Doré
POV starring “12 monkeys” di terry gilliams
Reperti starring La stele di Roseta
Sui fiori ed altri soggetti tipicamente femminili starring “Black Iris” by Georgia O’ Keeffe
Kirk at girl starring cactus in vendita
Scopofilia starring “La pintura sobre pintura” di Lino Lago
No more seeds starring silhouette di uccello.
Vomitorium starring Selezione Da Persone Che Scendono Le Scale di it.freepik.com
Cip starring “stazione spaziale internazionale”
Fungo alcolicoatipicoatomico (((o come mi sento sotto la polvere di Maizena))) starring @pumkingspicy.bussy ig page