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un WEEKEND CANNIBALE da sogno


26 + 27 + 28 + 29 maggio 2022 - Centrale Fies
a cura di Barbara Boninsegna (
Centrale Fies) e Francesca Pennini/CollettivO CineticO

La collaborazione si inserisce in un’ottica di ampliamento del percorso attuale di ricerca della coreografa. Al centro del programma, che si articola in durational performance, coreografia, foraging, meditazione, installazioni, è la presenza del corpo, i suoi stati biologici e fisiologici, le sue alterazioni e la sua virtualità, la sua resistenza e la sua trascendenza, viste come terreno su cui incontrarsi, respirare, mangiare, dormire e sognare, dove muoversi o stare assolutamente immobili. Un luogo per virtuosismi improbabili nascosti nelle funzioni dell’esistenza più semplici e dunque vertiginose. Corpi che si immergo-no nella natura recuperando tradizioni antiche per riconoscere ciò che è cibo, in piccoli atti di resistenza all’imprinting capitalistico. Corpi che si addormentano nei sogni collettivi degli sleeping concerts, che assaporano cibi ripensati come esperienze creative, che si trasformano grazie a pratiche respiratorie che diventano metamorfosi alchemiche.

PROGRAMMA

26 MAGGIO

ore 18:00 – 22:30 | Opening – Galleria Trasformatori
KAS Exhibit con Mohamed Abdelkarim, Simon Asencio, Miriam Cahn, Giulia Damiani e Le Nemesiache, Alessandra Ferrini, Alfeno Liboni, Belinda Kazeem-Kamiński, Vanja Smiljanić
exhibit

ore 18:00 – 22:30 | Opening – Mezzelune
Binta Diaw | The Land Of Our Birth Is a Woman
exhibit

ore 19:00 (durata 15’ o 30’) | Forgia
CollettivO CineticO/Francesca Pennini WOW (e altri suoni antirughe) – Misteri intatti, presenti coatti, azioni riciclate e cose appena nate.

ore 20:00 (durata 30’) | Mezzelune
CollettivO CineticO/Francesca Pennini | X | No, non distruggeremo Centrale Fies

21:30 (durata 15’ o 30’) | Forgia
CollettivO CineticO/Francesca Pennini WOW (e altri suoni antirughe) – Misteri intatti, presenti coatti, azioni riciclate e cose appena nate.

27 MAGGIO

ore 18:00 – 23:00 | Galleria Trasformatori
KAS Exhibit con Mohamed Abdelkarim, Simon Asencio, Miriam Cahn, Giulia Damiani e Le Nemesiache, Alessandra Ferrini, Alfeno Liboni, Belinda Kazeem-Kamiński, Vanja Smiljanić
exhibit

ore 18:00 – 23:00 | Mezzelune
Binta Diaw | The Land Of Our Birth Is a Woman
exhibit

ore 18:00 (durata 5 h) | Sala Comando
Alessandro Sciarroni DREAM – prova aperta
durational performance 

ore 19:00 (durata 15’ o 30’) | Forgia
CollettivO CineticO/Francesca Pennini WOW (e altri suoni antirughe) – Misteri intatti, presenti coatti, azioni riciclate e cose appena nate.

ore 19:00 (durata 4 h)  | Turbina 2
Danilo Correale No More Sleep No More
video installazione

19:00 – 22:00 | Terme
SINTENTICO (Marco Calzolari) Sevy: the collective houseplant
installazione 

21:30 (durata 15’ o 30’) | Forgia
CollettivO CineticO/Francesca Pennini WOW (e altri suoni antirughe) – Misteri intatti, presenti coatti, azioni riciclate e cose appena nate.

28 MAGGIO

ore 14:30 (durata 5 h) | Sala Comando
Alessandro Sciarroni | DREAM – prova aperta
durational performance 

ore 18:00 – 24:00 | Galleria Trasformatori
KAS Exhibit con Mohamed Abdelkarim, Simon Asencio, Miriam Cahn, Giulia Damiani e Le Nemesiache, Alessandra Ferrini, Alfeno Liboni, Belinda Kazeem-Kamiński, Vanja Smiljanić
exhibit

ore 18:00 – 24:00 | Mezzelune
Binta Diaw | The Land Of Our Birth Is a Woman
exhibit

19:00 – 22:00 | Terme
SINTENTICO (Marco Calzolari) Sevy: the collective houseplant
installazione

ore 21:00 (durata 150’) | Turbina 1
CollettivO CineticO/Francesca Pennini MANIFESTO CANNIBALE esercizi di pornografia vegetale

ore 24:00 (durata 6 h) | Sala Comando
19’40’’ | Sleeping Concert
a seguire colazione

29 MAGGIO

ore 10:00 | Orti
FITONESS (esercizi vegetali per corpi animali)
Sessione di respirazione, meditazione e micromovimento aperta a tutt*

ore 11:00 | Parco
Foraging nei boschi
a seguire Pic-Nic Cannibale

ore 18:00 – 23:00 | Galleria Trasformatori
KAS Exhibit con Mohamed Abdelkarim, Simon Asencio, Miriam Cahn, Giulia Damiani e Le Nemesiache, Alessandra Ferrini, Alfeno Liboni, Belinda Kazeem-Kamiński, Vanja Smiljanić
exhibit

ore 17:00 – 23:00 | Mezzelune
Binta Diaw | The Land Of Our Birth Is a Woman
exhibit

17:00 (durata 15’ o 30’) | Forgia
CollettivO CineticO/Francesca Pennini WOW (e altri suoni antirughe) – Misteri intatti, presenti coatti, azioni riciclate e cose appena nate.

ore 18:00 (durata 60’) | Terme
Francesca Pennini in conversazione con il filosofo Paolo Pecere
talk

19:00 – 22:00 | Terme
SINTENTICO (Marco Calzolari) Sevy: the collective houseplant
installazione

19:30 (durata 15’ o 30’) | Forgia
CollettivO CineticO/Francesca Pennini WOW (e altri suoni antirughe) – Misteri intatti, presenti coatti, azioni riciclate e cose appena nate.

ore 21:30 (durata 90’) | Turbine 
CollettivO CineticO/Francesca Pennini | URUTAU rito collettivo finale

vedi le foto
 
ALLUCINAZIONI UN WEEKEND CANNIBALE DA SOGNO - Centrale Fies 26-29 maggio 2022

 

10 giugno 2022 11:30

I primi giorni faccio parte del paesaggio. Potrei essere l’acqua, ma meno importante. Lei scorre anche io di passaggio. 

A Fies se chiudi gli occhi senti l’acqua sotto la terra sotto i piedi sotto le radici degli alberi sotto i ricordi della volta prima o prima volta di ogni cosa che immagini là dove l’acqua ha deciso di partire.

Luce rossa ancora troppo forte. Finalmente l’energia si stacca dal suo orizzonte di senso. Di fare cose. Bene. Ora siamo solo qui e io andrei avanti ancora e ancora. É l’unico modo di incontrare davvero le persone. Grazie. 

58 minuti. Mi sono fermata e subito la certezza che sarei stata lì per sempre. Ho sentito un rigolo di sangue scorrere dalle mie mutande verso il tallone sinistro. Ne ero sicura, orgogliosa di quel trionfo in scena del mio primo giorno di mestruazioni. Poi ho scoperto che era solo una sensazione, un'allucinazione, una realtà di quel momento. Il corpo pulsava e questa danza della vita mi sosteneva. Sentivo i limiti del mio corpo espandersi, come se fossi stata un palloncino che si gonfiava per raggiungere un peso più leggero di quello dell'aria. Muovendomi il mondo intorno si aggiuntava sulle mie angolazioni, ma nessuno se ne è accorto. Sorridevo, come in <age>, imparare a sorridere dentro. Da qualche mese sento la responsabilità di celebrare la vita. Remo mi ha detto che anche la morte fa parte della vita, è molto semplice ma non ci avevo pensato. Eppure, riconoscere un calore nel corpo che ti spinge verso l_ altr_ incrina il freddo di quando sono sola. Ed in quel freddo non sono mai abbastanza. Le temperature variano e sono relative ai corpi e ai luoghi. In quel momento le variazioni si accavallavano alle altezze e alle densità del mio corpo in movimento statico. La prima cosa che mi ha detto Marco è stata che non sapeva avessi una voglia gigante sul culo. Non capivo. Ecco: lo stare ferma mi aveva disegnata. 

Come una squadra di calcio ci passiamo la palla. Informazioni che volano qui e là. Chi ha bisogno di cosa, dove dobbiamo andare. Parole che passano, sorrisi e abbracci. Come una partita di un gioco nuovo, o - l'ho capito ancora una volta durante l'intervista - una coreografia di collettivo cinetico.

Emma

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10 giugno 2022 11:27

Una strana figurazione dell’ultima cena

Un tavolo sotto un gazebo, finestre finte di plastica, anche le pareti di plastica.
Il tavolo è vuoto, non c’è nessuna cena sul tavolo.
Le persone sono sedute solo da un lato. Indossano camicie a quadri. Le loro facce sono contratte in una risata trattenuta a stento.
Nel mezzo manca la figura centrale, ma tutti la guardano.
Tutti guardiamo la figura che manca. Siamo tutti rivolti verso il centro.
-Sarebbe bello che esistesse una risata giusta per un funerale- penso.

L’estasi della decelerazione

Ho un cuore di misure ridotte, le mie periferie sono molto vicine al centro. La forza con cui il sangue viene lanciato verso le mani è senza motivo, puro spreco, pura dissipazione. Il mio cuore è veloce, anche quando non ne ha motivo.
Arterie come canne di fucile, il sangue è un proiettile. Ogni colpo è una decisione. Ogni colpo è decidere.
Di tutto lo spazio terrestre io occupo solo la superficie della pianta dei miei piedi. Si sprecano i pensieri sull’umiltà di questa proporzione.
“Rallentategli il battito cardiaco”, è un ordine.
Nella chiesa di san Francesco a Ripa c’è un marmo del Bernini, l’estasi di Santa Teresa. È distesa col collo riverso. Nel pomeriggio entra, dalla piccola cupola, una lama di luce. Il cuore di Teresa è trafitto. Il periodo della decelerazione del movimento è la mia estasi personale. Rallentare fino all’estremo ha il sapore di una pillola che scende sul fondo e si scioglie nel sangue e mescola tutto, il fuori col dentro, gli altri con me. Ogni dettaglio diventa nitido, le molecole sono un’evidenza. È aver dissipato il movimento che rende il gesto puro, quando il gesto sparisce. La mia mente è imbottita di frasi retoriche, ma il mio corpo è molto sincero, molto onesto. 
Danzare è una droga.

L’ultima festa

La fine siamo noi, inginocchiati sul bianco che cancelliamo i segni dei nostri piedi. Ho una gomma da cancellare molto piccola, in breve tempo ho una vescica sul dito medio, come quando scrivevo troppo e con troppo vigore. Abbiamo scritto coi talloni stanotte. Abbiamo rovinato un intero pavimento.
L’ultima canzone è la voce di un senza tetto londinese registrata 40 anni fa tra Elephant e  Castle e Waterloo Station.
Dice “Jesus blood never failed me yet”, dice solo questo. In un loop infinito. ripeto quella frase a voce alta.
Sono distesa sul pavimento. Ho la testa di un’altra persona sulla pancia. Un cranio rotondo, un peso specifico.
Quando mi giro, tutte le altre persone ci stanno guardando. E io non capisco. Non capisco perché.

Teodora

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4 giugno 14:18

Un sogno ad occhi aperti ancora prima di essere vissuto. Un sogno atteso, preparato, già immaginato. Poi una strana compressione di spazio tempo, un incantesimo idroelettrico, nomi che diventano persone amiche, stasi che diventano danze sfrenate, sussurri che ipnotizzano e buio, luce, sonno, temporale e risa che irrompono all’improvviso sul ciglio della fine del mondo. 
Ho prestato cura. 
Ci siamo presi cura. 
E il manifesto impone un nuovo arresto perché ci si muove solo quando si ha paura di non poterlo fare più.

Ricordo sempre i sogni, tranne quando provo a scriverli. Questo l’ho scritto e non l’ho dimenticato. Ho fiducia in futuri sogni lucidi. 
Matilde
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2 giugno 2022 13:13

Incredibile come una situazione fisica forzata possa trasformarsi in pensiero artistico-poetico e come questo pensiero artistico-poetico possa far reinterpretare una realtà che fino a ieri appariva così tremendamente immobile o condizionata non da se stessa, ma dalla realtà alla quale appartiene. È proprio un vero manifesto di Vita cannibale (per me nel senso di nutrimento del pensiero umano). Non sono riuscita a condividere il mio sogno cannibale entro le 22.22 di ieri, ma volevo comunque farlo, se pur in ritardo. Un abbraccio e grazie di tutto!!!
Vania
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2 giugno 2022 00:00

Cara Francesca,
il Weekend cannibale è stato una bella esperienza. Io sono arrivato nel primo pomeriggio di sabato e ho cominciato con Dream... Poi ho visto tutto. Lo sleeping concert non mi ha acciaccato. Sono in grado di dormire in qualunque situazione. Mi sono addormentato, risvegliato e riaddormentato di nuovo. Tutto in uno stato di reverie. Stati alterati della realtà, cronotropismi che corrispondevano a differenti ritmi del vissuto. Risonanze di ninnananne, combinatorie di sonorità naturali e sintetiche. Percezioni spaziali difformi rispetto al luogo e ai compagni dormienti. Nessun sogno mi ha accompagnato alla coscienza ma al mattino mi è tornato alla mente il fiore azzurro di Novalis. La ricerca della poesia di Heinrich von Hofterdingen. Mi sono incamminato lungo il sentiero dietro la centrale cercando il fiore azzurro. "Ho udito una volta parlare dei tempi antichi, e come fiere e alberi e sassi abbiano allora parlato agli uomini". La pioggia mi ha arrestato. In tutti i vostri lavori mi son trovato a fronte la questione dell'istante e della durata. Che ne è del tempo quando vi immobilizzate? Forse la memoria non conserva che l'istante e niente della durata. L'istante semplice dell'arresto e la 'decisione' istantanea dello scioglimento. Forse tutto ciò che è durevole è il dono di un istante...nello sciogliersi dei legamenti sento lo svolgersi dell'assoluto. In mezzo a questo groviglio di pensieri ti abbraccio.
Marino

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1 giugno 2022 19:34

Maggio
Vai adagio
Dall'alto dei monti insieme mi butto
E vedo tutto
Con corpo alato mi stendo sul prato
E fiorisco
Nelle vene e nei sogni
Nella voce risuonano
Solo disegni
Nella mente e nel cuore
Un po' di dolore

Che lascia spazio a nuovo amore

Stefano

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31 maggio 2022 23:55

Oggi, a due giorni di distanza dalla nottata passata in Centrale, ancora ho il sapore di questa esperienza così indefinibile. La stessa sensazione che mi lasciano certi sogni intensi, quasi un vago senso d’innamoramento.
Con Francesco ed Alberto suoniamo nella Sala Comando della Centrale Fies per sei ore: dalle 00:00 alle 06:00 del 29 maggio 2022.
Gradualmente ci ritroviamo sprofondati in questa nostra musica mai realmente ascoltata prima. Seguiamo le tracce di una mappa precedentemente ricalcata sulle fasi del sonno. Il piano funzionato a meraviglia, i nostri gesti sono diventati lenti, i passaggi da una fase alla successiva sempre più liquidi ed impercettibili, la materia sonora sempre meno musicale e sempre più orientata ad agire su un piano comunicativo diverso, una specie di telepatia.
Alle tre e mezza questi 'bachi da seta nei loro bozzoli' cominciano ad essere tutti in uno stato di profondo sonno e noi, in mezzo alla sala, capiamo quanto intima è la loro condizione: per me una grande responsabilità ed uno stranissimo privilegio. Accompagnare nella notte delle persone che sognano, vegliare su di loro.
Ci aggrappiamo a quel filo di luce che si comincia ad intravedere alle quattro e mezza del mattino, bisogna alleggerire le frequenze, perché la fase del sonno profondo è più verso l’inizio della notte, mentre queste lunghe ore che cominciano dall’albore, sono quelle in cui il sonno è leggero e la realtà torna a bussare nella stanza dell'inconscio. Poi il canto degli uccelli, che entra nel microfono che abbiamo messo all’esterno della sala, e che guida la nostra improvvisazione. Ora è un suonare strano, opaco, con gli occhi pesanti. Alberto ha uno sguardo serio, concentrato ma molto stanco. Francesco mi sorride. Il suono si affievolisce mentre la luce aumenta, comincia il lungo atterraggio. Alle cinque e cinquanta sono (con le dita che a fatica obbediscono al cervello) sul pianoforte e leggo un piccolo adagio del Mikrokosmos di Bartòk, lo stesso con cui, sei ore prima, avevamo cominciato. 
Sebastiano

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31 maggio 2022 21:36

Ciao buona sera. 

Sono giorni che elaboro gli spettacoli che mi avete offerto. Meravigliosi, penetranti e profondi.
 
Da quel giorno ci pensi come l" uomo è un essere perfetto e complesso ma anche dominabile. Il potere lo può muovere e lo indirizza dove vuole. L' energia lo muove, le parole lo muove, le menti altrui lo comanda. L'essere umano è intelligente ma fragile, cieco ma aquila. Buono ma cattivo. L essere umano è sempre le due cose assieme. Amore e odio. Vita e morte. Luce e buio. Natura e artificiale. uomo e animale. Donna e uomo.
 
Grazie per avermi dato tanta linfa per questi pensieri.
 
Buona vita.
Elenia


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31 maggio 2022 18:10

Urutau

Quanto è solo l’albero nella foresta?

Hai le radici che stringono ostinatamente il terreno, sai che cadrai ma non molli, tieni la stretta e resti lì. Immobile. Ci sono tanti alberi intorno a te, li senti. C’è energia intorno a te, la senti. E ognuno combatte la sua personale battaglia con il burrone e nessuno può aiutarlo. Ognuno è con se stesso. La fatica aumenta, forse stai per cedere. Che senso ha tutto ciò?

Mentre te lo domandi, arriva la luce, diretta sulla faccia, ti entra dentro attraverso le palpebre chiuse e ti fa riscoprire una forza che non pensavi di possedere. La luce si sposta su un altro albero, ma una parte è rimasta dentro di te e continua a sostenerti insieme alla musica che pompa dalle casse sulla foresta. Una gamba chiede pietà. Gliela concedi in una forma diversa da quella che si aspetta: muovendo impercettibilmente un muscolo che cambia il sistema di pesi e contrappesi del corpo, e la magia della fisica si compie, la gravità fa il suo dovere.
Il braccio, questo ramo solitario, è sollevato e informicolato, forse questa volta cadrai davvero nel burrone perché sarà questo ramo pesante a trascinarti giù. Ma poi senti un suono: un battito di mani, di più mani… un applauso. E capisci che un altro albero è caduto. E allora no, puoi ancora resistere, devi resistere. Ti meriti di resistere.
Respiro controllato. Come quando si medita. Pensa solo al respiro, le radici faranno il resto da sole. L’immobilità, non modifica il tuo corpo, ma trasfigura la tua mente: forme e colori che compaiono davanti agli occhi chiusi diventano vive e cangianti. È un gufo triangolare quello che sta volando verso di me? Sono occhi di lupo dalle iridi blu quelle che mi fissano? Venite qui con me, tra le mie radici, sui miei ramo: c’è posto. Ancora per poco però. Questa volta lo sai, cederai. E invece torna la luce.. e resta di più con te, ti abbraccia ti carica e il ciclo di nutrimento, musica, applausi e visioni si ripete con qualcosa di straordinario in più che ti fa stare sul ciglio del burrone un altro po’. Ancora e ancora.

Uno scorcio del lago da un solo punto del sentiero.

Poi, dopo un secolo, capisci che è arrivato il momento. Quello inevitabile in cui il burrone non sta vincendo, ha già vinto. Devi solo accettarlo e decidere come e quando lasciarti andare.
“Ecco, questa è la musica che va bene. La giusta compagna della mia fine”.
Le radici cedono, inizi a muoverti. Apri lentissimamente le palpebre ed è solo allora che capisci lucidamente: non stai cadendo nel burrone, ci stai volando sopra.
Sei lo spirito dell’albero e un’ondata di applausi ti solleva ancora più in alto. Quando ti siedi, quando ti siedi insieme agli altri spiriti, senti che siete una famiglia. Guardi gli alberi rimasti, ciascuno sul suo burrone, e l’energia ti esce dal petto e li nutre immediatamente. Lo senti quello che stanno provando in quel preciso momento perché era anche il tuo momento, poco fa. Man mano che anche loro iniziano a muoversi non riesci a nascondere un sorriso e la commozione. Perché è lì che si svela la verità più bella.

Non c’è un singolo albero nella foresta che sia solo.
Mattia
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31 maggio 2022 17:19

Una vocina nella mia testa mi ripete sempre: non siamo sole Norma, siamo alberi o è una foresta? 
C’è poco tempo, il mondo sta per finire. Ma quale tempo? Quale fine?
I polpastrelli ancorati al suolo, lo stimolo genera un flusso cinetico ecco che inizia il viaggio…
La mia pelle legge le vibrazioni delle mutazioni circostanti. 
Chiudo le palpebre, faccio un lungo respiro, un altro ancora, e ancora, riempio i polmoni d’aria, trattengo il fiato ed eccomi, sono un’alga, immersa in un fluido che mi trasporta.
Sotto le palpebre sento un lieve pizzichio, sarà colpa del sale. L’immersione e la pressione esercitata fan si che gli occhi inizino a roteare, sembrano palline cinesi. Ho un loro ricordo, da bambina giocavo con delle sfere metalliche di un colore riflettente, vedevo una me deformata e ad ogni spostamento esse producevano un suono che animava la mia immaginazione. Anche adesso riesco a sentire quel dolce suono, sono i miei occhi a produrlo. D’un tratto il movimento cessa, è buio ed ecco che i miei occhi continuano il loro viaggio ma stavolta si son trasformate in lucciole. Si muovono tra i solchi del mio cervello, si insediano tra le fitte fessure e al passaggio di parti ristrette le lucciole avvertono un piacevole solletico al contatto con le cellule neurali.
Ciò fa si che le mie labbra si aprano leggermente ed esca il canto di una sirena… Il canto inonda la stanza, i grandi finestroni di Centrale Fies vanno in frantumi. Lo scoppio produce un immobilità collettiva. 
Non sei sola, Non c’è tempo, il mondo sta per finire, il mondo ha bisogno di sapere. 
Ho voglia di resistere insieme a te mondo, insieme a te Terra, insieme a te madre.
Pensare che è quella la posizione che assumerai per un tempo infinito 
Pensare che non sia un’immobilità umiliante, ma come un atto di resistenza, tu resisti alla gravità, resisti al tempo, sei tu che governi lo spazio 
 
Ogni trasformazione assume la sua forma
Sento che le metamorfosi mie e degli altri presenti in sala producono calore, l’energia si sprigiona. Goccioline sotto i miei seni percorrono il mio ventre che nel frattempo si è gonfiato, le lucciole si sono moltiplicate e formano dei vortici di luce. Ma non sono le uniche a moltiplicarsi. Dietro la mia nuca i muscoli iniziano a sfaldarsi, è lì che si riproducono le cellule meristematiche, le cellule vegetali che si moltiplicano anche senza avere una specifica di un tessuto, sono le cellule che si riproducono anche senza differenziamento. La mia nuca si riempie di germogli che accrescono, in cerca di luce: Oggi sono un sole, fotosensibilizzatevi.
 
Mi sono immobilizzata con il capo chino durante il rito collettivo di URUTAU, la mia resistenza ha trovato spazio in tutte queste metamorfosi.
Una resistenza che parte dal personale fino a riflettere alla posizione come figlia di una mamma cagna, una madre terra che immobile si riprenderà i suoi spazi con la sua apparente immobilità. 
Di finito c’è solo lo scompiglio di questa carne che non si concede tempi morti.  
Ogni appuntamento di CollettivO CineticO è stato un piacere visivo ma soprattutto un sollecito a stimolare quella risorsa rinnovabile che è la creatività che giace nelle nostre menti.
Grazie di cuore. 
Norma 
 
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31 maggio 2022 14:45

Mai più pensieri di morte. La morte solo come orizzonte delle nostre battute più ciniche, la morte solo come outfit, la morte solo come qualcosa che ci sembra ci abbiano raccontato da bambini e invece no. Vivere come se ---, vivere senza. "Cannibale" era solo una battuta: nessun vuole davvero farti del male. Disperatamente vogliamo vivere insieme. Disperatamente vogliamo tenere gli occhi aperti, i polsi vibranti. Lanciare segnali d'aiuto, certo: sentirsi l'un l'altra da un capo della vallata a quello opposto. Tendersi le mani, ridere in faccia a chi dice: siamo tutti soli. Non la senti tutta questa acqua sanguinolenta che scorre sotto i nostri piedi, nelle faglie profonde di tutte le giornate, anche quelle in cui ci sembra di aver buttato la vita ai cani? Se non la senti è solo perché hai le orecchie sporche. Ti do un bacio, un abbraccio e un cotton fioc. Di là della cortina di ferro c'è tutto un mondo di coincidenze da allineare e allenare. Certo, conosco le ombre: quelle fisicate e alte e nere. Ma forse anche questo perverso gioco di realtà virtuale, questo cuore che mente e sabota se stesso, non è forse anche questo uno stupefacente modo di complicare il mondo? Non siamo forse fatti per questo? Vivere e complicare il mondo. Trovare qualcuno che ci sappia posare le mani sulle scapole e indicarci la via più rapida che rapida non è per guarire - e subito dopo, tornare a fare caos col mondo. C'è solo questo di scritto: vivere. Non serve speranza, serve solo fame, oppure un gruppo di amati amici che restino lì dove sono anche quando pensi di essere sazia.
Marco

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31 maggio 2022 12:49

Ho visto un corpo svuotarsi e cadere, guardarsi da fuori attraverso mani colme di paura fino a perdere l'equilibrio. 
Ho visto poi quello stesso corpo rinascere dalla terra robusto come una pianta, affermarsi senza doveri di grazia, senza spiegazioni d'intelletto.
Ho visto la bellezza del sudore, il potere del limite intrinseco in tutto ciò che vive. La forza della stanchezza. Ho visto in tanti corpi un corpo solo, che vuole sentirsi a pieno senza svuotarsi mai più.
 
GRAZIE!! 
Clara
 

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31 maggio 2022 11:23

Arte a 360 gradi. Coinvolgente, viscerale. 

E Lieve, con la Grazia e la misura del Talento. Da Oscar 
Sergio