VII. 27 luglio

Carmine Parise:

Oggi non so cosa scrivere.
Avevo giusto detto a Simone che nei giorni scorsi ero più ispirato del solito.
La meditazione come al solito, sono sempre lì, ben presente, seduto sulla mia sedia. Non vado da nessuna parte.
Qi Gong bene, mi sta dando molta più soddisfazione di quanto pensassi, anzi, lo aspetto con piacere.
Prosegue anche il training mattutino, che è il momento della giornata che amo di più.
Questa parentesi Jane Fonda poi…

Prove.

Cambio d’identità.
Sono Angelo, sono una pianta.
Tamponi, quasi come se fosse il momento del trattamento dell’orticello.
Occhio esterno digitale e non, oggi abbiamo compagnia. È discreto e sembra simpatico.
Cena, parto a preparare ma per fortuna Teodora prende in mano la situazione e io faccio da aiuto cuoco…tutti salvi anche questa sera.
Finalmente si gioca, abbiamo mangiato presto riuscendo a dedicare un tempo a una nostra grande passione.
Ora sul letto a scrivere.
Poi doccia.
Un appuntamento solo per orecchie importante.
E nanna.

Resterò disteso oppure no?

Teodora Grano:

Peperoni che sembrano mele.
Il signor Hu e i rinoceronti e augura buona fortuna.
Il presidente francese addobbato di ghirlande di un paese presunto francese.
I buchi che le ossa fanno nelle ginocchia.
La lunga esposizione delle ossa.
La classifica degli uomini troppo interessati ai cosiddetti organi genitali femminili, la classifica della macelleria.
Una vulva sotto formalina e una donna sepolta cent’anni dopo la sua morte e una donna riesumata più di cento anni dopo la sua morte solo per vedere che in quello scheletro non si poteva leggere se era una donna.
A casa tutti canticchiano un motivo di Schubert. A casa tutto è cucinare cucinare e tagliare le cose.
Al mattino inginocchiarsi dietro il buio di una quinta in direzione di una bocca dell’aria che anche Filippo la sente e si accende.

Avere scarpe che non fanno abbastanza rumore e martorizzare il pavimento che non risponde col suono che abbiamo deciso quel pavimento non è vuoto per questo non suona il mio cranio non è vuoto per questo non suona ho solo un pensiero un solo pensiero e avere il tempo di farlo parlare è un’occupazione da santi o da tossici restare immobili restare immobili è una faccenda da perdere la ragione e non smettere un attimo di muovere gli occhi sotto le palpebre sciami impazziti come bambini epilettici cadono a terra e scuotono la stanza e non fanno rumore avere una luna da guardare da dietro il fondale dall’altro lato poggiarsi contro delle cose buttate lì per non essere viste aspettare l’ultima scena è tutta dall’altro lato che non è quello che si vede fare bene attenzione che la cosa non cada non far cadere una cosa che non è mai caduta come vorrei avere 14 anni vorrei che fosse la vigilia di Natale vedere il camino di via San Gallo e Sergio e Nadia che girano il maiale sul fuoco e Agnese e Beatrice con il vestito di velluto di Natale e le calze bianche e che i miei fossero ancora quelli di tanti anni fa quando li conoscevo quando pensavo di sapere di cosa erano fatte le cose.

Dopo una lunga esposizione i nostri corpi sono vapore nel buio, i nostri corpi pensati dagli altri, i nostri corpi visti dagli altri. Dove vanno a finire i corpi di quelli che non ci sono più? Dove cazzo sono andati tutti?

Simone Arganini:

Oggi ho sentito di essere presente. E questo di solito si risolve in una bella giornata. A volte ho dei periodi di giorni in cui sono perso nella mia testa.

Però sto perdendo un po’ di motivazione nel creare questi materiali. Spero torni. Forse anche perché penso che debbano essere in un certo modo, di doverli fare bene. Mentre penso che le cose interessanti spesso escono quando si prende il compito con un po’ di giocosità. Di sicuro, il processo diventa più piacevole. Per cui, cercando di essere giocoso: ba ba ba ba ba ba ba ba.

Che sembra una cosa a caso ma è una citazione importante.

Nei primi giorni di residenza iniziando questi compiti si stava provando a fare i video quadrati e togliergli l’audio, eccetera.

Per cui il video test ufficiale era diventato un video in cui si diceva: ba ba ba ba ba. E ci eravamo tutti divertiti con questa cosa.

Ora che sono passati un po’ di giorni, per questo nuovo gruppo posso dire che c’è un bell’equilibrio. Voglio bene a tutti, e anche se sicuramente ci saranno dei momenti duri da qui al debutto (abbiamo ancora due residenze!), non vedo l’ora di continuare le prove! E di fare il bagno nel fiume di Dro.

Goodnight e domanda. Troverò da comprare i Weetabix per colazione a Dro?

Emma Saba:

Emma Saba – 22:22

Oggi ho letto nel manifesto del festival What does matter? con un mega punto esclamativo. Beh non è una domanda originale. Vorrei cercare di essere più specifica e arrivare a fare le domande giuste. Ho dimenticato la domanda finale del Winterreise che ieri mi ha detto Davide. Era una bella domanda.

Forse era:

Quando fa freddo, e sono triste, se le mie lacrime si congelassero prima che io pianga occluderebbero il mio cervello fino a far esplodere i canali lacrimali che invaderebbero le terminazioni sanguigne collegate agli occhi provocando un embolo che mi porterà alla morte?

Le anatre selvatiche sono state mangiate dai monaci Qi Cong e poi impagliate e messe nel nostro appartamento come decorazione?

Schubert era innamorato?

So molto poco, solo che aveva trent’anni quando è morto di sifilide, me l’ha detto anche questo Davide ieri. Di sua ho solo suonato la Sonata per arpeggione all’ultimo mio esame di viola, proprio all’inizio di <age>.

Ho visto uno spettacolo chiamato Romantic disaster da poco. Non riesco a simpatizzare molto con la figura dell’artista romantico. Comunque Schubert mi piace un sacco, lui. C’è una fuga per pianoforte che suonava mia mamma anni fa che mi fa letteralmente impazzire. Magari Davide la conosce? Fare domande giuste è comunque più facile che fare affermazioni giuste, o meglio, fare affermazioni sbagliate è più difficile che fare affermazioni giuste? What does matter?

Angelo Pedroni:

Sono giorni che dormo poco e male. Ricordi dell’adolescenza, di esperimenti che forse sono ancora lì a chiedere pegno. In scena ci sono dei corpi che dormono. Un po’ di invidia, lo ammetto. Ma pure oggi ero con la palpebra moribonda che di tanto in tanto tra un buio e una luce troppo forte, cedeva. C’abbiamo l’ansia, di qualcosa o di tutto. L’ansia che magari questa notte non dormo e poi non riesco a dormire effettivamente. Oggi abbiamo fatto pulizia di un po’ di materiali della scena. Ci siamo accorti che abbiamo usato una musica sbagliata per giorni. Che però andava parecchio bene, adesso che siamo tornati sui nostri passi non torna più niente, siamo sempre in ritardo. Avevamo un ospite, un giovane videomaker incaricato da ITeatri di realizzare del deposito della residenza. E durante io mi chiedevo in effetti quanto fosse giusto che fosse lì dentro, con Teodora che ride senza freno completamente nuda o io che sono in braghini mangiato dall’insonnia e dall’ansia. Spero che almeno sia a casa a rivedere delle scene magnifiche di piante e ombre sospese. Le ombre erano molto belle. Molto molto. Si vede che è Simone che le chiama, anche in Sherlock Holmes è andata a finire così (anche se quello era il miglior finale che abbiamo mai fatto (insieme ai Miniballetti dai)). Ci hanno fatto anche il tampone e ho scambiato due parole con Francesca sul lavoro e sono stato contento. Aaaah, abbiamo fatto il training di Jane Fonda un RT u ci f da g he reggio hhgfffswsfhgt (questa era Teodora che spinge cose a caso sul telefono in un raptus molesto). Abbiamo fatto di nuovo il training di Jane Fonda. Mezzi morti, ma meglio. In inglese. Sexy +80% rispetto a quello doppiato in spagnolo e fuori sincro. Domani cosa faremo? (Sono giorni che questa domanda mi perseguita).

Davide Finotti:

27 luglio 2021

Percezione distorta, o contorta a seconda che si guardi il tutto da una prospettiva diversa, non la nostra. Il sangue non sarebbe rosso, di certo circolerebbe con un’altra velocità, più lenta, più densa, come la crema esce con fatica da un sac à poche. I movimenti che i nostri arti sarebbero lenti e misurati, di certo non avremmo reazioni così istantanee… L’adrenalina che ci fa saltare letteralmente come una scarica elettrica potente ed immediata fino alle periferie del corpo sarebbe abolita, o forse sostituita da un altro enzima, un’altra scarica elettrica, di certo meno potente, meno deflagrante. Ma la percezione del tempo che avvertiamo, misuriamo, sentiamo letteralmente sotto la pelle, dentro il torace, sarebbe uguale? O dovremmo forse contarla in altro modo? Quale sarebbe l’unità di misura per misurare il tempo in quel caso?