IV. 8 ottobre

Teodora Grano:

880. One day to shoot this photo is gonna hurt you.

Arrivo a sera talmente stanca che mi sembra di non ricordare nulla. Quando supera una certa soglia è come un limbo bianco in cui non accade nulla. Nessun ricordo. I pensieri sono sfilacciati incostanti spezzati. Sembra di abitare una casa abbandonata. Le poche cose rimaste sono coperte da vecchie lenzuola. Il mio stato mentale di ora somiglia a questo luogo. Vorrei inventare un nuovo colore: bianco fatiscente.

Simone Arganini

You’re good enough! And tasty too.

Oggi è stata una bella giornatina. Nella mia app che riassume il mood della giornata metterò un sorriso. Certo ho un’app anche per questo. D’altronde quando Carmine ha preparato la pasta al pesto durante la colazione si era già capito che sarebbe stata una giornatona.

Poi durante la meditazione ho davvero pensato “you’re good enough” e questo mi ha fatto stare bene fino ad ora. Cioè 23.14. 

Prima, dopo la doccia, mentre gli altri mangiavano pensavo a questa cosa dello scrivere. Scrivere per sé e scrivere per tutti. Una condivisione personale.

Io non sono molto abituato a scrivere. Cose, pensieri. Non come Teodora.
Mi sembra che scrivere una cosa le dia dignità. È diverso dal solo pensarlo, o dirlo. Il fatto di essere inciso, come in una lapide (sulle lapidi sono scritte delle banalità di solito, ma hanno un aspetto molto serio). L’organizzazione che si può dare, allo scritto.

Insomma in un libro secondo me si possono scrivere un sacco di cose che dette in una conversazione potrebbero sembrare matte, o troppo strane.

23.19

Mi sembra che questi testi vengano più o meno scritti tutti lunghi uguali. Per tutti.
Tranne Teodora, va beh.
Magari domani provo una cosa corta corta.
Domani, vedo Caterina quindi torna anche bene che sia corta.

Like an Epitaph! 

“Epitaph”

King Crimson, In the court of the crimson king, 1969



Carmine Parise

Il sonno è una virtù

Stanchezza /stan·chéz·za/ sostantivo femminile

1.

Sensazione soggettiva o condizione effettiva di indebolimento delle proprie forze e capacità, in conseguenza di uno sforzo fisico o mentale: 

2.

ESTENS. E FIG.

In agraria, la stanchezza del terreno è un fenomeno che si verifica generalmente nei terreni ove vengono realizzati impianti consecutivi utilizzando sempre la stessa specie o specie affini. Di conseguenza le piante manifestano un minor accrescimento, ritardata entrata in produzione, addirittura possono arrivare alla morte.

Generalmente le cause di questo fenomeno possono dipendere da fattori biotici, come batteri, virus, funghi, che si specializzano per quella coltura oppure dalla presenza di sostanze tossiche come l’amigdalina e la florizina, che sono glucosidi prodotti dagli apparati radicali delle piante stesse (allelopatia)

Generalmente per risolvere questo problema si richiede di non effettuare monocolture e reimpianti della stessa specie, ma ricorrere a consociazioni e rotazione colturali. La situazione può essere mitigata con l’utilizzo di nuovo terreno da immettere nelle buche, aggiunta di sostanza organica eterologa (di origine diversa dalla specie coltivata) o, nel caso delle colture arboree con l’utilizzo di inerbimenti permanenti.

Matilde Buzzoni

La transizione ecologica deve essere necessariamente olistica 

Mi approccio nuovamente al lavoro dopo agosto, un periodo lungo di assenza fatto di sola lettura di messaggi mentre le cose accadevano. Ho dei buchi di senso belli grandi. 

Ricostruisco e provo a riconoscere le informazioni scritte captando i segnali incuneati nei discorsi, riconosco la grammatica ma mi manca la sintassi. Poco male, in questi giorni colmerò i vuoti, già oggi è successo un po’.

Sono contenta di essere qui, e di tornare ad assistere a questa creazione. Osservo, ma mi sento accolta, c’è sempre gentilezza e sincerità nell’aria. 

Meno contenta è la membrana dei miei occhi che da stamattina non si dà pace. So già che non trattiene l’acqua ma credo anche non sia in grado di acclimatarsi fisiologicamente al cambiamento della composizione dell’aria, dell’umidità, del particolato atmosferico. È passato poco meno di un giorno da quando ho cambiato habitat e non ha retto lo spostamento.  Mi crea non poco disagio questa condizione. Perciò preferisco pensare che i miei occhi oggi si sono ricordati delle lampade rosse usate per “La serra” e hanno deciso di assomigliargli. Io so solo che il collirio che uso non basta più, di nuovo. Ai colliri i miei occhi sì che si adattano in fretta.

Son soddisfatta del viaggio, ho guidato bene, ero tranquilla sia in autostrada che tra il traffico. Venezia ancora non ha avuto effetti sulla mia guida.

Oggi poi si è mosso qualcosa nelle mail, finalmente. Non vedo l’ora di iniziare ma ancora non mi fido a cantare vittoria.

Ho voglia che sia domani.

Francesca Pennini

È la veglia che ricarica il sonno.
Il giorno è la collezione di pezzi per la notte.

In questo senso Buona Notte è un inizio.

Gute Nacht. Ora arriva la parte importante.

Davide Finotti

Se potessimo ingoiare suoni per sentirne le vibrazioni nelle viscere, come risulterebbe questo suono? Come lo percepiremmo? Io penso sordo, ovattato, piccolo come in una sala anecoica. Le budelle si muoverebbero in un sussulto afono, solo visivo, cromatico, di cangiante color porpora e rosa ma talmente basso da essere quasi inudibile. Un suono che, quasi, si può solo vedere.

Emma Saba

L’impermeabilità delle relazioni. Come l’acqua e l’olio ci studiamo senza capirci.

“La Luce della lampada della cucina è tristissima” 

Il tempo mangiato dai pensieri senza senso, dalle nostalgie del giorno prima, dalle promesse del futuro, dalla costanza che vorrei avere nel mangiare, nel dormire, nel danzare, nel pensare, nel non pensare a ciò che non riesco a tenere costante. Ma anche negli esercizi per le braccia di Shai Faran, nel fare la spesa per bene, nel fare i video, prendermi cura della piante, mandare in tempo il tractatus, fare homebody più spesso, le foto per il dittico, i documenti per stare in Svizzera legalmente, rispondere ai messaggi, non dimenticare il compleanno della mia mamma. Pensieri annodati annidati nella solitudine, nella nostalgia di un momento che potrebbe essere molto simile ma un po’ diverso. In quella luce bruttissima che dialoga in cucina con il suono del frigorifero ho sentito qualcuno starnutire dietro la mia spalla destra, mi sono girata e non c’era nessuno.

Alberto Favretto:

Più carichi e più salti in aria.

Mattinata lunga a raccontare di durame et alburno, okumè, curvature al vapore, la deliziosa storia d’amore di mortasa e tenone. I segreti di gimnosperma e angiosperma.

Faggio, pioppo mogano. Ho pensato all’hura crepitans, un albero intoccabile: da decine di metri lascia cadere dei frutti simili a zucche che a contatto col suolo esplodono facendo schizzare semi a decine di metri di distanza a 250km/h. 

Appena ho iniziato a costruire Mina i primi elastici erano latitudinali e appariva come le bombette del demonio dell’hura

Che meraviglia di meccanismo: dalla nascita e per tutta la maturazione il frutto sviluppa una tensione crescente,che spinge il polo nord, dove il picciolo è attaccato al ramo, verso il polo sud, uno verso l’altro, come se volessero toccarsi da dentro. 

Una molla che giorno dopo giorno viene caricata sempre un po’ di più, fino a seccare, lasciarsi cadere nel vuoto ed esplodere in 16 spicchi incazzati di gioia di vivere. Angiosperma irruenta. 

Guardo l’ora, saluto gli studenties e finisco al volo il caffè freddo.

Grazie al teletrasporto in un batter d’occhio ero in regia a ripassare il passaggio binario luce/buio. 011100101

e poi 3 2 1

Parte la filata. 

Ho percepito in quel momento il nervo interiore di tutta questa esperienza che tira, che carica, nonostante tutto e che attraversa lo spazio del teatro in ogni direzione. Nord sud est ovest.

Il tutto si è sublimato in corpi caricati a vita che saltavo in aria.

Esplosioni su esplosioni.

Con la rugiada che mi bagna Starring “Le Dejeuneur sur l’herbe” di Edouard Manet
Giorno di sole starring Claude Monet ‘Impression, soleil levant’
Your precious me starring René Magritte, “La reproduction interdite”, 1937, olio su tela, 81 x 65,5 cm. Rotterdam, Museum Boijmans Van Beuningen
55P/Tempel-Tuttle, Leonidi starring rappresentazione grafica di globuli rossi di corredo all’articolo sull’anemia dal sito www.biomediccenter.com
Hands do not touch my precious feet starring “Hands do not touch your precious me” di Wim Vandekeybus (& foto di una foto di Marco Caselli Nirmal, ma che è live)
Sogno o son desto starring salita a San Luca, da instagram di un amico
Ghosts are extended flash starring Camilla Caselli
Disappearance starring Karen Robson aka Irma in “Picnic at Hanging Rock”
Innesco starring hura crepitans